Nel 1965 viene pubblicato L’altra faccia, una raccolta di poesie, saggi e racconti con l’aggiunta di alcune notizie sull’autore.

Le tredici poesie sono versi autobiografici che lo scrittore dedica, di volta in volta, a periodi della propria infanzia, usando similitudini e chiarendo come sono nate, mettendo in calce a ciascuna una ‘spiegazione’ in prosa.

La seconda parte del libro è costituita dai due saggi: Alla ricerca del positivo e L’altra faccia.

Nel primo saggio Alla ricerca del positivo, datato marzo 1960, ancora una volta Rea chiama al centro del suo discorso la realtà meridionale, separata dal resto d’Italia da una linea di demarcazione molto netta. Perché quella realtà porta con sé un nucleo semantico chiaramente distinguibile, che rischia spesso di essere incomprtensibile per chi non possiede gli strumenti giusti. Ne L’altra faccia, che dà il titolo al libro, Rea traccia invece una spietata autoanalisi in cui, rivedendo la propria opera, fa autocritica rivolta soprattutto al romanzo contemporaneo, che non si sarebbe svecchiato, creando al proprio interno un ibridismo, una tacita tolleranza tra vecchio e nuovo, non solo al livello di struttura, ma anche al livello linguistico.