Dedica:
«Ad Annamaria»

Vincitore del Premio Salento nel 1955, ex aequo con Giuseppe Dessì (I passeri).

Quel che vide Cummeo, che prende il titolo dalla narrazione più significativa, contiene otto racconti e, in appendice il saggio Le due Napoli, con dedica a Giuseppe Lapreta, chiave indispensabile per aprire la porta dell’universo di Rea.

Prima d’essere riscritti e ampliati per la pubblicazione in volume, i racconti della raccolta, composti tra il 1950 e il ’54, hanno visto la luce, in massima parte, su quotidiani e riviste. Li contraddistingue la lunghezza differente e una ricca varietà di temi. Le oltre settanta pagine d’uno dei racconti più estesi di tutta la produzione di Rea e in cui «vi è già in germe, il romanzo», Quel che vide Cummeo, e le circa cinquanta pagine de Gli oggetti d’oro, contrastano con le sei di Amore a Procida e le nove di Madre e figlia. Quanto ai temi, poi, se la miseria più nera domina sia La signora scende a Pompei − tradotto in russo e stampato sulla terza pagina della «Pravda» − sia Quel che vide Cummeo, la guerra occupa completamente Idillio; mentre all’emigrazione affrontata ne La spedizione, s’affianca l’amore che pervade Amore a Procida e Madre e figlia.

E così l’autore definisce Le due Napoli, che chiude il volume: «Il mio manifesto letterario, il testo della mia “poetica”. In esso ho tentato di stabilire alcuni concetti fermi a proposito della verità nell’arte in rapporto alla storia della mia regione. Rappresenta insomma uno sforzo di autochiarificazione critica».

Contiene:
La signora scende a Pompei, Quel che vide Cummeo, Idillio, La spedizione, Amore a Procida, Madre e figlia, Gli oggetti d’oro, I pesci del padrone. In appendice Le due Napoli. Saggio sul carattere dei napoletani.