le opere / Re Mida
Nella Nota dell’editore Antonino De Dominicis, che introduce l’edizione SEN del 1979, si legge la singolare storia dell’opera:
«Il Re Mida fu scritto da Rea nel 1958, su sollecitazione di Franco Enriquez, che allora agiva a Napoli. Compostolo in pochi giorni, lo lesse al regista che lo trovò interessante, ma non adatto alla scena per il gran numero di personaggi. Il copione fu richiesto dalla direzione di «Sipario», ma la pubblicazione non avvenne. Re Mida finì nel cassetto come l’altra commedia di Rea, Le formicole rosse, scritta a Milano nel 1947. Fu così che Rea si dimenticò addirittura di averlo scritto. Quando, poi, un giorno gli venne l’uzzolo di rileggerlo non trovò più il dattiloscritto. Frugò e rovistò nella sua casa, invano. Lo richiese a Enriquez e ad altri che lo avevano richiesto in lettura, nessuno fu in grado di restituirlo. Rea si rassegnò a considerare il Mida un’opera smarrita. Soltanto nel 1978, Gennaro Magliulo, uno dei destinatari della commedia, nel riordinare la sua vasta biblioteca teatrale, rintracciò il testo della commedia nel fondo di una cassa. Buon ultimo io, avendo avuto il piacere di leggerlo, ho ritenuto giusto e utile pubblicarlo come una delle opere più fresche, limpide e geniali di Rea».
La copertina del volume è illustrata da una medaglia in oro al centro del piatto, che raffigura Re Mida. Oltre alla nota dell’editore, Antonino De Dominicis, sono presenti note di regia di Guido Mazzella. La dedica è al regista Gennaro Magliulo, che nel 1978 aveva ritrovato nel suo archivio il manoscritto dell’opera che Domenico Rea, dopo vane ricerche, considerava definitivamente smarrita.