Il primo numero della rivista – gennaio 1960 – è preceduto da un editoriale ‘dell’ultimo momento’: «Non avevamo ritenuto opportuno di farci precedere dal solito editoriale: in parte perché ci sembrava che il titolo scelto fosse in sé abbastanza esplicito e indicativo da esimerci dal rispetto a una tale consuetudine, e in parte perché avremmo preferito che la rivista si fosse presentata da sola e magari al secondo o al terzo numero implicitamente meglio avesse precisato, attraverso gli scritti che la componevano, la propria fisionomia e le proprie finalità. Poi è prevalsa la convenienza di aggiungere una breve introduzione…».

Chiari gli intenti: «La rivista nasce in un periodo di equivoci e di pericolosi ritorni involutivi, oltreché di dilagante aridità nel costume letterario; e nasce da una nostra irriducibile fiducia nella narrativa come operazione portata sull’uomo: in una narrativa, cioè, che abbia l’uomo, i suoi problemi, il suo essere morale e sociale a proprio centro d’interesse; e che pertanto intervenga positivamente – nella misura in cui l’arte è in grado d’intervenire – nella risoluzione della crisi di valori del nostro tempo ai fini, essenzialmente, di quel ritorno all’umano che è la condizione stessa della soluzione della crisi. Essa si propone perciò un lavoro di scavo nella narrativa odierna o recente, ed italiana più che straniera, per chiarire i problemi e le particolari e precise responsabilità che si pongono ai narratori italiani nel presente momento storico: a tale scopo, un approfondimento della coscienza critica di fenomeni o scrittori contemporanei potrà servire anche a illuminare, al di fuori di tutti gli avanguardismi, quali siano le vere, necessarie vie della narrativa italiana».

«Le ragioni narrative» è pubblicata da Pironti, dura poco più di un anno, ne escono otto numeri, l’ultimo doppio. Il direttore responsabile è Michele Prisco, i redattori: Luigi Incoronato, Mario Pomilio, Leone Pacini Savoj, Domenico Rea, Gian Franco Vené.